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Nella giornata di sabato, Bergoglio è partito in aereo per Trujillo, qui ha celebrato la Santa Messa sulla spianata costiera di Huanchaco, a seguire il giro in papamobile nel quartiere “Buenos Aires”. Nel pomeriggio peruviano, breve visita alla Cattedrale, l’incontro con i Sacerdoti, Religiosi/e, Seminaristi delle Circoscrizioni Ecclesiastiche del Nord del Perù nel Collegio Seminario San Carlos y San Marcelo. Successivamente la celebrazione Mariana a Virgen de la Puerta nella Plaza de Armas e la partenza in aereo per Lima.
La Santa Messa sulla spianata costiera di Huanchaco
“Queste terre hanno sapore di Vangelo. Tutto l’ambiente che ci circonda e questo immenso mare sullo sfondo ci aiutano a comprendere meglio l’esperienza che gli apostoli hanno vissuto con Gesù e che oggi anche noi siamo chiamati a vivere. Mi fa piacere sapere che siete arrivati da diversi luoghi del nord peruviano per celebrare questa gioia del Vangelo.
Voi, come gli apostoli, conoscete la forza della natura e avete sperimentato i suoi colpi. Come essi affrontarono la tempesta sul lago, a voi è toccato affrontare il duro colpo del “Niño costiero”, le cui conseguenze dolorose sono tuttora presenti in tante famiglie, specialmente quelle che non hanno ancora potuto ricostruire le loro case. Anche per questo ho voluto venire e pregare qui con voi. Portiamo a questa Eucaristia anche quel momento tanto difficile che interpella e pone molte volte in dubbio la nostra fede. Vogliamo unirci a Gesù. Lui conosce il dolore e le prove; Lui ha attraversato tutti i dolori per poterci accompagnare nei nostri. Questi scossoni mettono in discussione e in gioco il valore del nostro spirito e dei nostri atteggiamenti più elementari. Allora ci rendiamo conto di quanto sia importante non essere soli ma uniti, pieni di quella unità che è frutto dello Spirito Santo.
Altre tempeste possono sferzare queste coste e, nella vita dei figli di queste terre, hanno effetti devastanti. Tempeste che ci interpellano anche come comunità e mettono in gioco il valore del nostro spirito. Si chiamano violenza organizzata, come il “sicariato” e l’insicurezza che esso crea; si chiamano mancanza di opportunità educative e di lavoro, specialmente tra i più giovani, che impedisce loro di costruire un futuro con dignità; la mancanza di un alloggio sicuro per tante famiglie costrette a vivere in zone ad alta instabilità e senza accessi sicuri; come pure tante altre situazioni che voi conoscete e soffrite, che come le peggiori inondazioni abbattono la mutua fiducia, tanto necessaria per costruire una rete di sostegno e di speranza. Inondazioni che investono l’anima e reclamano da noi l’olio che abbiamo per farvi fronte. Molte volte ci interroghiamo su come affrontare queste tempeste, o su come aiutare i nostri figli e superare queste situazioni. Voglio dirvi: non c’è altra via d’uscita migliore di quella del Vangelo, e si chiama Gesù Cristo. Riempite sempre la vostra vita di Vangelo. Voglio esortarvi ad essere comunità che si lasci ungere dal suo Signore con l’olio dello Spirito. Lui trasforma tutto, rinnova tutto, consola tutto”.
L’incontro con i Sacerdoti, Religiosi/e, Seminaristi delle Circoscrizioni Ecclesiastiche del Nord del Perù nel Colegio Seminario San Carlos y San Marcelo
“Incontrarmi con voi, conoscervi, ascoltarvi e manifestare l’amore per il Signore e per la missione che ci ha donato è importante. So che avete fatto un grande sforzo per essere qui, grazie! Ci accoglie questo Collegio Seminario, uno dei primi ad essere fondati in America Latina per la formazione di tante generazioni di evangelizzatori. Essere qui e insieme a voi fa percepire che ci troviamo in una di quelle “culle” che hanno dato alla luce tanti missionari. E non dimentico che questa terra ha visto morire, mentre era in missione – non seduto dietro a una scrivania –, San Toribio de Mogrovejo, patrono dell’Episcopato Latino-americano. E tutto ciò ci porta a guardare alle nostre radici, a quello che ci sostiene nel corso del tempo, ci sostiene nel corso della storia per crescere verso l’alto e portare frutto. Le radici. Senza radici non ci sono fiori, non ci sono frutti. Diceva un poeta che tutto quello che l’albero ha di fiorito gli viene da quello che ha sottoterra, le radici. Le nostre vocazioni avranno sempre quella duplice dimensione: radici nella terra e cuore nel cielo. Non dimenticate questo. Quando manca una di queste due, qualcosa comincia ad andare male e la nostra vita a poco a poco marcisce, come un albero che non ha radici, marcisce. E vi dico che fa molto male vedere un vescovo, un sacerdote, una suora, “marciti”. E ancora più pena mi dà quando vedo seminaristi “marciti”. Questa è una cosa molto seria. La Chiesa è buona, la Chiesa è madre, e se voi vedete che non ce la fate, per favore, parlate finché siete in tempo, prima che sia tardi, prima di rendervi conto di non avere più radici e che state marcendo; così c’è ancora tempo per salvare, perché Gesù è venuto per questo, per salvare, e se ci ha chiamato è per salvare.
Mi piace sottolineare che la nostra fede, la nostra vocazione è ricca di memoria, quella dimensione deuteronomica della vita. Ricca di memoria perché sa riconoscere che né la vita, né la fede, né la Chiesa sono iniziate con la nascita di qualcuno di noi: la memoria si rivolge al passato per trovare la linfa che ha irrigato nei secoli il cuore dei discepoli, e in tal modo riconosce il passaggio di Dio nella vita del suo popolo. Memoria della promessa che Egli ha fatto ai nostri padri e che, quando rimane viva in mezzo a noi, è causa della nostra gioia e ci fa cantare: Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia. Mi piacerebbe condividere con voi alcune virtù, o alcune dimensioni, se preferite, di questo essere ricchi di memoria. Quando io dico che amo che un vescovo, un sacerdote, un seminarista sia ricco di memoria, cosa voglio dire? Una dimensione è la gioiosa coscienza di sé. Non bisogna essere incoscienti di sé stessi, no; sapere cosa sta succedendo, ma una gioiosa coscienza di sé. La seconda è l’ora della chiamata, farci carico dell’ora della chiamata. Terzo, la gioia contagiosa”.
La celebrazione Mariana – Virgen de la Puerta nella Plaza de Armas
“La casa si veste a festa in maniera speciale. Ci accompagnano le immagini venute da diversi angoli di questa regione. Conosco l’amore che avete per l’Immacolata Vergine della Porta di Otuzco che oggi, insieme a voi, desidero proclamare Vergine della Porta, “Madre della Misericordia e della Speranza”. Ella continua a difenderci e a indicarci la Porta che ci apre la via verso la vita autentica, la Vita che non marcisce. Ella è colei che sa accompagnare ad uno ad uno i suoi figli perché tornino a casa. Ci accompagna e ci conduce fino alla Porta che dà Vita perché Gesù vuole che nessuno rimanga fuori, alle intemperie. Ella ci indica la via di casa, Ella ci conduce a Gesù che è la Porta della Misericordia, e ci lascia con Lui, non chiede niente per sé, ci porta a Gesù”.
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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)