IL VIAGGIO APOSTOLICO DEL PAPA. Bergoglio in Cile ha ricordato che il Vangelo è una “fonte di gioia”: “Questa è una terra di sogni, ma facciamo in modo che continui a essere anche terra di ospitalità festosa”. Poi la partenza per il Perù

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Nella giornata di giovedì, Bergoglio è partito in aereo dall’Aeroporto di Santiago per Iquique, qui ha celebrato la Santa Messa nel Campus Lobito. Successivamente ha pranzato con il Seguito Papale nella “Casa de retiros del Santuario Nuestra Señora de Lourdes” dei Padri Oblati, è tornato all’Aeroporto di Iquique dove, dopo la Cerimonia di congedo è partito in aereo per Lima.

La Santa Messa nel Campus Lobito

Il messaggio del Vangelo è fonte di gioia. Una gioia che si propaga di generazione in generazione e della quale siamo eredi. Perché siamo cristiani. Come sapete bene questo, voi, cari fratelli del nord cileno! Come sapete vivere la fede e la vita in un clima di festa! Vengo come pellegrino a celebrare con voi questo modo bello di vivere la fede. Le vostre feste patronali, i vostri balli religiosi – che si prolungano anche per una settimana –, la vostra musica, i vostri vestiti fanno di questa zona un santuario di pietà e di spiritualità popolare. Perché non è una festa che rimane chiusa all’interno del tempio, ma voi riuscite a rivestire a festa tutto il villaggio. Fratelli, Iquique è una “terra di sogni” (questo significa il nome in lingua aymara); una terra che ha saputo ospitare gente di diversi popoli e culture, gente che ha dovuto lasciare i propri cari e partire. Una marcia sempre basata sulla speranza di ottenere una vita migliore, ma sappiamo che è sempre accompagnata da bagagli carichi di paura e di incertezza per quello che verrà. Iquique è una zona di immigrati che ci ricorda la grandezza di uomini e donne; di famiglie intere che, davanti alle avversità, non si danno per vinte e si fanno strada in cerca di vita. Essi – specialmente quelli che devono lasciare la loro terra perché non hanno il minimo necessario per vivere – sono icone della Santa Famiglia, che dovette attraversare deserti per poter continuare a vivere. Questa terra è terra di sogni, ma facciamo in modo che continui a essere anche terra di ospitalità. Ospitalità festosa, perché sappiamo bene che non c’è gioia cristiana quando si chiudono le porte; non c’è gioia cristiana quando si fa sentire agli altri che sono di troppo o che tra di noi non c’è posto per loro.

Esprimo in modo speciale la mia gratitudine a tutti coloro che hanno reso possibile questa visita; alle autorità civili e, tra loro, ad ogni funzionario che con professionalità ha contribuito affinché tutti potessimo godere di questo tempo di incontro. Grazie anche per il lavoro sacrificato e silenzioso di migliaia di volontari: più di 20 mila volontari! Senza il loro impegno e la loro collaborazione sarebbero mancate le anfore d’acqua perché il Signore potesse fare il miracolo del vino della gioia. Grazie a coloro che in molti modi e forme hanno accompagnato questo pellegrinaggio specialmente con la preghiera. Conosco il sacrificio che hanno dovuto fare per partecipare alle celebrazioni e agli incontri. Lo apprezzo e ne ringrazio di cuore. Grazie ai membri della commissione organizzatrice. Tutti hanno lavorato, mille grazie! Proseguo il mio pellegrinaggio in Perù. Popolo amico e fratello di questa Patria Grande di cui siamo invitati ad avere cura e che dobbiamo difendere. Una Patria che trova la sua bellezza nel volto multiforme dei suoi popoli. Cari fratelli, in ogni Eucaristia diciamo: “Guarda [Signore] la fede della tua Chiesa e donale unità e pace secondo la tua volontà”. Che cosa posso augurarvi di più che terminare la mia visita dicendo al Signore: Guarda la fede di questo popolo e donagli unità e pace. Vi ringrazio, e vi chiedo di non dimenticarvi di pregare per me”.

La cerimonia di benvenuto in Perù

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)