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Continua il viaggio del Papa in Asia, nella seconda ed ultima tappa in Bangladesh.
L’incontro con i rohingya
Nella giornata di venerdì, Bergoglio ha incontrato e salutato un gruppo di 16 rohingya nell’arcivescovado di Dacca e, parlando a braccio, ha chiesto loro “perdono per l’indifferenza del mondo”: “Vi sono vicino, la situazione è molto dura. Non giriamoci dall’altra parte. La presenza di Dio oggi anche si dice rohingya”. È la prima volta che il Pontefice pronuncia la parola “rohingya” durante questo viaggio in Asia, e lo fa in modo teologicamente molto forte. Dopo l’incontro con il Papa, alcuni di loro piangevano.
La celebrazione della Santa Messa
Bergoglio ha celebrato nel Suhrawardy Udyan Park di Dacca una messa che rimarrà storica per la Chiesa cattolica del Bangladesh, che conta solo 380 mila fedeli. Il Papa ha infatti ordinato 16 nuovi preti, che si vanno ad aggiungere ai 400 del Paese, che ha 160 milioni di abitanti in stragrande maggioranza musulmani. Nel suo saluto a braccio, tradotto in bengalese e accolto da applausi, il Papa ha ringraziato i presenti, alcuni dei quali – ha detto – “so che hanno fatto un viaggio anche di due giorni per essere qui”.
L’incontro con i vescovi e l’incontro interreligioso ed ecumenico
Successivamente c’è stata la visita al primo ministro del Bangladesh, signora Hasina, in nunziatura, e due importanti incontri: quello con i vescovi del Paese, in arcivescovado, e, nella stessa sede, un incontro interreligioso ed ecumenico con esponenti islamici, induisti, buddisti, cristiani di varie denominazioni.
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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)