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Amati Lettori,
l’Estate è sempre più calda e s’infiammano sempre più anche le italiane polemiche interne alla maggioranza di governo a proposito di grandi opere e vaccini: tra chi dice e chi smentisce, chi infiamma il dibattito e chi getta acqua sul fuoco, non si capisce più nulla. E per fortuna gli esponenti in questione stanno – almeno teoricamente – “dalla stessa parte”. Solo il tempo e – soprattutto – i fatti potranno rivelare se tutte queste chiacchiere troveranno coerenza oppure resteranno fumo che serve solo ad annebbiare la vista.
All’estero, invece, è da tenere sotto osservazione il presidente del Venezuela Nicolás Maduro, uscito incolume dal fallito attentato contro la sua persona: “Se Dio è con noi, chi potrà sconfiggerci? Nessuno! Non ci sono riusciti e non ci riusciranno! Lo dico all’oligarchia. Falliranno. Sono qui, in piedi, vivo, vigoroso. In Venezuela ci sarà giustizia, non ci sarà perdono. Li perseguiremo e li cattureremo ovunque vadano a nascondersi. Lo giuro sul popolo e sul futuro della patria. Se qualcosa emerge in momenti come questi, è che la nostra lotta è giusta, che siamo dalla parte giusta della storia. Ogni giorno che dovrò vivere, vivrò per voi compatrioti. E sono certo che i passi che intraprenderemo nel programma di prosperità, crescita e sicurezza economica lo dimostreranno. Dico dal profondo del cuore, per il nostro popolo, ¡Hasta la victoria siempre! Vinceremo!”. Con queste parole il capo di Stato ha concluso la sua allocuzione televisiva alla nazione dopo l’attentato, ribadendo le accuse al presidente colombiano Juan Manuel Santos, che ritiene mandante dell’attentato ai suoi danni. Secondo Maduro, Santos, che lascia la presidenza della Colombia il 7 Agosto, intendeva uscire di scena “risolvendo a suo modo” la questione venezuelana, in accordo con l’estrema destra di entrambi i Paesi.
Naturalmente la Colombia ha definito le accuse di Maduro “farneticazioni senza fondamento”, mentre una nota della presidenza sottolinea come Santos fosse “al battesimo della nipotina Celeste, non impegnato a far cadere governi stranieri”. Il presidente venezuelano ha ricevuto immediata solidarietà dal presidente boliviano Evo Morales, secondo cui ci sono gli Stati Uniti dietro l’attentato, che ha definito “delitto di lesa umanità”. Solidarietà anche dal presidente di El Salvador, Sánchez Cerén. Il governo cubano, in un comunicato firmato dal presidente Miguel Díaz-Canel e dal segretario del Partito Comunista Raúl Castro, ha espresso piena ed incondizionata solidarietà al leader venezuelano, e sottolinea come “si sia cercato di ottenere con il terrorismo, con il magnicidio, quello che non si è potuto ottenere in numerose competizioni elettorali” e cioè la fine del governo chavista a Caracas. Anche L’Avana accusa Washington di aver creato le condizioni per l’attentato ridando vita alla cosiddetta Dottrina Monroe, secondo cui gli USA si sentono di diritto di intervenire in America Latina. Condanna dell’attentato e solidarietà al presidente venezuelano anche da Mosca, Madrid e Managua.
Dall’Indonesia, invece, arriva la notizia di un forte terremoto di magnitudo 7, a seguito del quale sono morte oltre 140 persone e molte altre risultano ancora disperse: davanti alle tragedie, nulla si può dire e nulla si può fare se non prestare soccorso e dimostrare la propria solidarietà.
Tuttavia, una forte scossa sarebbe necessaria nelle coscienze di chi ha potere decisionale non solo sulla propria vita, ma anche su quella altrui: è il caso, in primis, di tutti i leader politici: si ricordino che fare per il “bene comune” non dev’essere soltanto uno slogan ad effetto.
Buona Settimana!
Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)