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Amati Lettori,
si è chiuso il primo semestre del 2018 e inizia, col mese di Luglio, la seconda parte dell’anno. Il Consiglio europeo ha costituito il punto di svolta, ma la svolta che ci si aspettava sui migranti – in realtà – ha lasciato posto, sotto i riflettori, alla crisi interna al governo tedesco.
Dopo appena cento giorni dalla sua formazione, infatti, la Gross Koalition guidata da Angela Merkel vacilla perché la cancelliera tedesca è molto più dialogante con il Belpaese di quanto non lo sia il suo ministro degli Interni Horst Seehofer. Proprio così: colei che l’opinione pubblica spesso dipinge come “gelido mostro” ha abbracciato una linea inclusiva sostenendo che quella migratoria è una sfida non di un singolo Stato membro, ma di tutta l’Europa nel suo insieme. Al contrario, Seehofer vorrebbe il respingimento alle frontiere dei rifugiati già registrati in altri Paesi: questo farebbe passare i migranti della Germania all’Austria, la quale li rimbalzerebbe – secondo lo stesso ragionamento – nuovamente all’Italia.
Qual è, tuttavia, la vera causa di questo scontro interno? Per capirlo dobbiamo allargare lo sguardo e non focalizzarci solo alle sedi del potere centrale di Berlino, ma spingerci sino in Baviera laddove ad Ottobre ci saranno le elezioni regionali e dove lo stesso Seehofer, ch’è pure leader della CSU, rischia di perdere voti a vantaggio della destra estrema di AFD e cerca disperatamente di raccogliere consensi attraverso la questione dei profughi. Non è in discussione, dunque, la Germania e non lo è tantomeno l’Europa. Le dichiarazioni e le decisioni di questi giorni sono da leggere nell’ottica del potere personale. Questo sta alla base della frattura di due partiti gemelli – CDU e CSU – alleati da quasi settant’anni. Che cosa c’è d’augurarsi? Per il bene della Germania, dell’Europa e – di riflesso – dell’Italia, che Seehofer riveda la propria posizione o faccia un passo indietro concentrandosi sugli obiettivi che vuol perseguire nella prossima Stagione: il successo dell’UE consente margine per le critiche, ma bisogna che queste non intacchino le ragioni del successo o sarà tutto perduto.
Facciamo attenzione, comunque: la discordanza e la discrepanza che abbiamo sin qui descritto appartiene anche a noi. Non è raro trovare dichiarazioni contraddittorie all’interno del nostro governo o addirittura dei singoli partiti, i cui esponenti si smentiscono a vicenda nell’arco di poche ore sui temi più vari: dai porti ai migranti, dai gay all’economia. Abbiamo già sottolineato come siano solo parole – le schermaglie sui giornali, d’altronde, fanno molto Estate – ciononostante è passato un mese dall’insediamento e non è certo tempo di andare in vacanza. I toni continuano ad avere l’irrilevanza da campagna elettorale. È giunto il tempo del “fare”: la si smetta di rilasciare interviste e s’inizi a scrivere qualche testo concreto da discutere nelle sedi opportune. Ci si guardi negli occhi e si facciano i conti, scrivendo – possibilmente – le stesse cifre sui taccuini. Dobbiamo restare concentrati sulle responsabilità interne, che ci competono, e darci da fare se vogliamo tornare a crescere con una velocità adeguata per stare al passo col resto del mondo. Se non ci si misura coi temi concreti, restano soltanto le chiacchiere.
Se il calcio insegna qualcosa, si badi che non basta “esser grandi” per vincere: l’ha dimostrato la Nazionale azzurra nemmeno qualificata, ne sono una prova l’eliminazione della Germania campione del mondo, dell’Argentina di Messi e del Portogallo di Ronaldo, fino alla Spagna caduta ai rigori. Serve rinnovarsi, il Sole di Luglio possa darci la giusta carica.
Buona Settimana!
Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)