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Scontri fra israeliani e palestinesi alla Marcia del Ritorno: la protesta lungo la frontiera fra Israele e la Striscia di Gaza, convocata da Hamas in memoria delle terre palestinesi confiscate. Almeno 15 i palestinesi morti e oltre 1.400 i feriti, è questo il bilancio reso noto dal Ministero della Salute di Gaza.
Lo scontro armato
L’esercito israeliano ha aperto il fuoco in più occasioni con colpi di artiglieria, munizioni vere e proiettili di gomma vicino alla barriera di sicurezza davanti a cui hanno manifestato 17.000 palestinesi. Dalla folla sono stati lanciati sassi e bottiglie molotov verso i militari.
Il punto di vista d’Israele
Secondo il generale israeliano Eyal Zamir, l’esercito è intervenuto perché ha “identificato alcuni terroristi che cercavano di condurre attacchi, camuffandosi da manifestanti”. Zamir ha chiesto ai residenti palestinesi di stare lontano dal confine e ha accusato Hamas di essere responsabile degli scontri in corso.
Il punto di vista dell’ANP
Yusef al Mahmoud, portavoce dell’Autorità Nazionale Palestinese a Ramallah, ha chiesto “un intervento internazionale immediato e urgente per fermare lo spargimento del sangue del nostro popolo palestinese da parte delle forze di occupazione israeliane”.
La protesta per il “diritto al ritorno”
La protesta, che secondo gli organizzatori doveva essere pacifica, ha l’obiettivo di realizzare il “diritto al ritorno”: la richiesta palestinese che i discendenti dei rifugiati privati delle case nel 1948 possano ritornare alle proprietà della loro famiglia nei territori che attualmente appartengono a Israele. Il presidente palestinese, Abu Mazen, ha deciso per sabato un “giorno di lutto nazionale” per i “martiri” a Gaza. Le proteste dureranno fino al 15 Maggio, anniversario della fondazione d’Israele (per i palestinesi “Nakba”, la catastrofe).
Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)