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La prima vera rete diffusa di opposizione al governo russo di Vladimir Putin è scesa in strada per una giornata di manifestazioni indetta da Aleksei Navalny – il più temuto oppositore del capo del Cremlino, portato via dagli agenti e rilasciato la sera stessa senza imputazioni – per chiedere elezioni democratiche alle presidenziali del 18 Marzo, a cui lo stesso Navalny non è stato ammesso.
Le dimostrazioni
Le dimostrazioni sono state indette in 115 città e si sono svolte in ogni angolo del vasto paese: Samara, Novosibirsk, Togliatti, Astrakhan, Kaluga, Vladivostok, fino a Makhachkala, in Dagestan, dove per tradizione il rating di Putin sfiora il 100% dei consensi, e Murmansk. Le proteste erano unite sotto il titolo “Lo sciopero degli elettori”: quello che chiede Navalny ai russi è di dimostrare con un vasto astensionismo alle urne il loro il loro sdegno, per elezioni prive di competizione politica e destinate solo a riconfermare Vladimir Putin per un quarto mandato di altri sei anni al Cremlino.
L’opposizione
A Dicembre, la Commissione elettorale ha ufficialmente squalificato Navalny dalla competizione elettorale per via di una condanna a cinque anni con la condizionale, comminatagli per frode in un caso che, a suo dire, è politicamente motivato. Impossibilitato a partecipare alle presidenziali, ora l’oppositore è intenzionato a delegittimare la quasi scontata vittoria di Putin con un record negativo di affluenza.
I fermi
Oltre 24o fermi, in diverse città della Russia. Come riporta la ONG “Ovd-Info”, che monitora le azioni della polizia durante le dimostrazioni, la maggior parte dei fermi si è verificata a Ufa, Murmansk e Mosca. La polizia ha dichiarato che il motivo del fermo è la “violazione della legge sull’organizzazione di manifestazioni e raduni”. Il comune della capitale russa non aveva accettato la richiesta di tenere la marcia in centro, sulla via Tverskaya, e aveva proposto alcune zone periferiche come alternativa. “No, non andremo nel bosco”, è stata la risposta dell’oppositore, che ha confermato ai suoi l’appuntamento sulla lunga via che porta al Cremlino, diventata ormai il simbolo del dissenso.
Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)