LA BANCA CENTRALE EUROPEA RASSICURA, MA L’INFLAZIONE PREOCCUPA. Il presidente Draghi alla plenaria dell’Europarlamento: “Sono sorti nuovi venti contrari a causa della volatilità dei tassi di cambio, stretto monitoraggio”

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Il presidente della BCE, Mario Draghi, nel suo discorso a Strasburgo durante la seduta plenaria dell’Europarlamento, ha presentato dati rassicuranti sul fronte dell’economia europea ma ha evidenziato come la situazione inflazionistica presenti qualche preoccupazione.

Le parole di Draghi

“L’economia dell’area euro si espande in modo robusto, con tassi di crescita più forti rispetto alle previsioni e significativamente sopra il potenziale. Secondo i dati preliminari, il PIL dell’eurozona è cresciuto del 2,5% nel 2017, rispetto all’1,7% previsto dalle proiezioni di Dicembre 2016. Sul fronte occupazionale, il numero di persone occupate nell’eurozona è aumentato di circa 7,5 milioni dai minimi di metà 2013 e l’occupazione ha raggiunto i suoi  livelli più alti dall’introduzione dell’euro. Mentre sempre più persone trovano lavoro, i redditi delle famiglie aumentano. Ciò ha contribuito a rafforzare la crescita dei consumi privati, che a sua volta sta aumentando gli investimenti delle imprese. Sebbene la nostra fiducia che l’inflazione convergerà verso il nostro obiettivo sotto il 2% si sia rafforzata, non possiamo ancora dichiarare vittoria su questo fronte. Dopo essere cresciuta del 2% all’inizio del 2017 grazie a un aumento dei prezzi dell’energia, l’inflazione headline è andata fluttuando a partire dal Maggio scorso tra l’1,3% e l’1,5%. Inoltre, sono sorti nuovi venti contrari a causa della recente volatilità dei tassi di cambio, le cui implicazioni per l’outlook di medio termine per la stabilità dei prezzi richiedono uno stretto monitoraggio. I bitcoin e le valute virtuali sono al momento nello spazio non regolato, e dovrebbero essere viste come asset molto rischiosi, soggetti ad alta volatilità e speculazione”.

Sulla riforma fiscale varata negli Stati Uniti

“Rischia di intensificare la competizione fiscale a livello globale, comportando una possibile erosione delle basi imponibili nei Paesi dell’UE. L’Eurozona sarà influenzata dai cambiamenti nel panorama fiscale internazionale, le cui conseguenze sono altamente incerte e complesse. Se da una parte la riforma potrebbe portare a ricadute macroeconomiche positive nel momento in cui un’economia statunitense più forte aumenta la domanda di beni e servizi dell’area dell’euro, dall’altra la dimensione complessiva dell’effetto sarà probabilmente piuttosto contenuta. Inoltre la riforma inciderà sulle strategie di pianificazione fiscale delle multinazionali, poiché le minori imposte sulle società statunitensi aumentano l’attrattiva fiscale degli Stati Uniti rispetto ad altri Paesi, influenzando il modo in cui le aziende scelgono di investire o spostare i profitti. Lo studio della BCE mette anche in evidenza come sia stato sottolineato che alcune delle disposizioni internazionali della riforma fiscale statunitense potrebbero non essere conformi alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio e alle convenzioni sulla doppia imposizione”.
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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)