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Si è tenuta a Bruxelles la conferenza sul Sahel, quella fascia di territorio dell’Africa sub-sahariana che si estende tra il deserto del Sahara a nord e la savana del Sudan a sud, e tra l’oceano Atlantico a ovest e il Mar Rosso a est. Il Sahel comprende Stati come Gambia, Senegal, la parte sud della Mauritania, il centro del Mali, Burkina Faso, la parte sud dell’Algeria e del Niger, la parte nord della Nigeria e del Camerun, la parte centrale del Ciad, il sud del Sudan, il nord del Sud Sudan e l’Eritrea.
Le parole di Gentiloni
La conferenza sul Sahel è stata “molto importante per confermare l’impegno comune dell’UE in Africa, perché solo con la cooperazione con questi paesi e con il loro sviluppo potremo contrastare il terrorismo e le cause dei fenomeni migratori. Questo è il modo migliore per lavorare insieme e battere le posizioni populiste e anti-europee”: così il premier Paolo Gentiloni in una dichiarazione congiunta con Merkel e Macron. Al termine della conferenza UE-Unione africana a sostegno del G5 del Sahel, Gentiloni ha spiegato che è stato confermato “il ruolo fondamentale dell’UE” e il suo impegno in quella zona “particolarmente fragile”. Poi ha aggiunto: “Da Italia, Francia e Germania può arrivare l’impulso per una leadership europea in materia di immigrazione. Credo sia molto importante l’impulso che viene dall’Italia dalla Francia e dalla Germania, come ci siamo riproposti di fare nei prossimi mesi, una leadership europea sulle politiche migratorie e sull’Africa e anche un ruolo un ruolo di traino in qualche modo in questa fase di transizione per l’Unione”.
Gentiloni ha riferito che durante il summit si è svolta “una prima discussione sul bilancio pluriennale dell’Unione dal 2021, una discussione che andrà avanti a lungo. Uno dei temi di cui si è dibattuto è se concludere questa discussione entro Giugno dell’anno prossimo o andare con il prossimo Parlamento europeo quindi a fine 2019-2020. Qualcuno dice si potrebbe fare tutto in un anno, non è detto. È molto importante la sottolineatura che abbiamo fatto noi e che ha fatto anche il presidente Tusk sulla Libia, in questo caso con fondi da mettere a disposizione nell’immediato, sulla centralità dei beni pubblici europei e tra questi delle politiche migratorie. Non c’è dubbio che rispetto al bilancio di alcuni anni fa, oggi bisogna considerare che la priorità delle questioni migratorie deve diventare una parte fondamentale dell’impegno finanziario dell’UE. La discussione andrà avanti, il meccanismo richiede l’approvazione all’unanimità, ogni paese ha un grandissimo ruolo e influenza. Da parte italiana bisogna farsi carico, oltre alle politiche tradizionali, anche delle politiche migratorie”.
Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)