Un messaggio scomodo e che ci scomoda: dopo la sua venuta è necessario cambiare mentalità

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L’Angelus del Papa

Nell’Angelus del giorno di Santo Stefano, Bergoglio ha posto in relazione le due ricorrenze della nascita di Gesù e della nascita al cielo del primo martire. Il messaggio di Gesù è scomodo e ci scomoda, perché sfida il potere religioso mondano e provoca le coscienze. Dopo la sua venuta, è necessario convertirsi, cambiare mentalità, rinunciare a pensare come prima, cambiare, convertirsi. Stefano è rimasto ancorato al messaggio di Gesù fino alla morte. Le sue ultime preghiere sono eco fedele di quelle pronunciate da Gesù sulla croce.

Ecco la versione integrale delle Parole del Papa.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Dopo aver celebrato la nascita di Gesù, oggi celebriamo la nascita al cielo di Santo Stefano, il primo martire. Anche se a prima vista potrebbe sembrare che fra le due ricorrenze non ci sia un legame, in realtà esso c’è, ed è un legame molto forte.

Ieri, nella liturgia del Natale, abbiamo sentito proclamare: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Santo Stefano mise in crisi i capi del suo popolo, perché, “pieno di fede e di Spirito Santo”, credeva fermamente e professava la nuova presenza di Dio tra gli uomini; sapeva che il vero tempio di Dio è ormai Gesù, Verbo eterno venuto ad abitare in mezzo a noi, fattosi in tutto come noi, tranne che nel peccato. Ma Stefano viene accusato di predicare la distruzione del tempio di Gerusalemme. L’accusa che rivolgono contro di lui è di aver affermato che “Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato”.

In effetti, il messaggio di Gesù è scomodo e ci scomoda, perché sfida il potere religioso mondano e provoca le coscienze. Dopo la sua venuta, è necessario convertirsi, cambiare mentalità, rinunciare a pensare come prima, cambiare, convertirsi. Stefano è rimasto ancorato al messaggio di Gesù fino alla morte. Le sue ultime preghiere: “Signore Gesù, accogli il mio spirito” e “Signore, non imputare loro questo peccato”, queste due preghiere sono eco fedele di quelle pronunciate da Gesù sulla croce: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” e “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Quelle parole di Stefano sono state possibili soltanto perché il Figlio di Dio è venuto sulla terra ed è morto e risorto per noi; prima di questi eventi erano espressioni umanamente impensabili.

Stefano supplica Gesù di accogliere il suo spirito. Cristo risorto, infatti, è il Signore, ed è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, non soltanto nell’ora della nostra morte, ma anche in ogni istante della vita: senza di Lui non possiamo fare nulla. Pertanto anche noi, davanti a Gesù Bambino nel presepio, possiamo pregarlo così: “Signore Gesù, ti affidiamo il nostro spirito, accoglilo”, perché la nostra esistenza sia davvero una vita buona secondo il Vangelo.

Gesù è il nostro mediatore e ci riconcilia non soltanto con il Padre, ma anche tra di noi. Egli è la fonte dell’amore, che ci apre alla comunione con i fratelli, ad amarci fra noi, rimuovendo ogni conflitto e risentimento. Sappiamo che i risentimenti sono cosa brutta, fanno tanto male e ci fanno tanto male! E Gesù rimuove tutto questo e fa sì che noi ci amiamo. Questo è il miracolo di Gesù. Chiediamo a Gesù, nato per noi, di aiutarci ad assumere questo duplice atteggiamento di fiducia nel Padre e di amore per il prossimo; è un atteggiamento che trasforma la vita e la rende più bella, più fruttuosa.

A Maria, Madre del Redentore e Regina dei martiri, eleviamo con fiducia la nostra preghiera, perché ci aiuti ad accogliere Gesù come Signore della nostra vita e a diventare suoi coraggiosi testimoni, pronti a pagare di persona il prezzo della fedeltà al Vangelo.

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)