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29/7/2024
Merita un approfondimento la pubblicazione e divulgazione delle intercettazioni del colloquio in carcere dei genitori di Filippo Turretta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin.
Premessa 1:
Come evidenziato anche dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli: “Il dovere del giornalista è distinguere cosa è essenziale per la comprensione dei fatti da ciò che è pura e semplice incursione nel dramma di genitori di fronte a un figlio che ha commesso un crimine terribile. Un dramma umano, quello del padre e della madre, che va rispettato”.
Premessa 2:
Le parole del padre, Nicola Turretta, risalgono all’incontro in carcere del 3 Dicembre 2023, quando insieme alla moglie vedeva per la prima volta il figlio reo-confesso, dopo l’omicidio e la fuga in Germania.
Non divulgherò, in rispetto alla deontologia professionale, le frasi che sono state intercettate e che giustamente – estrapolate dal contesto – hanno fatto indignare chiunque le abbia lette.
Vorrei solo restituire un minimo di umanità a un padre disperato, che ha fatto mea culpa in un’intervista per il Corriere della Sera.
“Chiedo scusa per quello che ho detto a mio figlio. Gli ho detto solo tante fesserie. Non ho mai pensato che i femminicidi fossero una cosa normale. Erano frasi senza senso. Temevo che Filippo si suicidasse”.
“Quegli istanti per noi erano devastanti. Non sapevamo come gestirli. Vi prego, non prendete in considerazione quelle stupide frasi. Vi supplico, siate comprensivi”.
“C’erano stati tre suicidi a Montorio in quei giorni. Ci avevano appena riferito che anche nostro figlio era a rischio. Sto malissimo. Sono uscito di casa per non preoccupare ulteriormente mia moglie e l’altro mio figlio. Io ed Elisabetta avevamo appena trovato la forza di tornare al lavoro”.
“Certe cose non si dicono nemmeno per scherzo, lo so. Ma in quegli istanti ho solo cercato di evitare che Filippo si suicidasse. Gli ho detto ‘ti devi laureare’, non perché mi interessasse, o perché sperassi in un futuro fuori dal carcere per lui, ma solamente per tenerlo impegnato e non fargli pensare al suicidio. È logico che non se ne farà niente di quella laurea, dovrà giustamente scontare la sua pena per quello che ha fatto”.
“Non pronuncerei più quelle parole, ma era un tentativo disperato di evitare un gesto inconsueto. Mi dispiace davvero tanto. Provo vergogna per quelle frasi, non le ho mai pensate”, ha concluso Nicola Turretta.
30/7/2024
La premier Giorgia Meloni in Cina ha incontrato il presidente Xi Jinping, con il quale tenta di costruire un rapporto all’insegna della schiettezza anche laddove le posizioni non sono allineate:: “Spero ci si renda conto che non ha convenienza a sostenere la capacità industriale russa, e che può avere un ruolo dirimente nelle crisi internazionali”.
Meloni adesso ha lasciato Pechino ed è arrivata a Shangai, seconda tappa della sua missione, dove domani incontrerà la comunità economica. L’Italia vuole riequilibrare la bilancia commerciale e cerca un’alternativa alla via della Seta.
Cresce intanto la tensione fra Israele e il Libano dopo la strage del Golan (zona controllata da Israele in cui 12 ragazzini sono rimasti uccisi da un razzo che ha centrato un campo di calcio): è considerato l’attacco più forte dopo il massacro del 7 Ottobre. Secondo l’esercito, l’attacco è da attribuire al gruppo libanese Hezbollah.
Il premier israeliano Netanyahu ha promesso una “risposta severa” a Hezbollah, che intano sta spostando i suoi missili ad alta precisione e ha fatto sapere che “qualsiasi tipo di attacco arriverà da Israele, ci sarà una risposta molto forte”. Evitare l’escalation, adesso, è l’unico vero imperativo categorico della diplomazia internazionale.
È caos in Venezuela dopo la rielezione di Nicolas Maduro per il terzo mandato da presidente, malgrado le denunce di brogli. La rabbia cresce tra la popolazione per le strade di Caracas, dove la polizia è schierata per sedare le proteste con ogni mezzo: il bilancio è die due morti e quasi 50 persone finite in manette.
31/7/2024
La notizia piombata nella notte è la morte del leader di Hamas Ismail Haniyeh, in seguito a un raid israeliano contro la sua residenza a Teheran. capitale dell’Iran, intorno alle 2 (ora locale).
Haniyeh era capo dell’ufficio politico di Hamas dal 2017. Inoltre è stato primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007 e capo dell’amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017.
Sono già tantissime le reazioni dal mondo mediorientale, mentre ancora non arrivano da parte occidentale, in particolare da fonti ufficiali di Israele e dagli Stati Uniti.
“L’assassinio del comandante Ismail Haniyeh è un atto codardo e non passerà sotto silenzio” ha detto Musa Abou Marzouk, uno dei maggiori dirigenti di Hamas.
Le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno dichiarato che “stanno indagando sull’incidente della morte del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh.
Tutto questo si inserisce in giorni di alta tensione, dopo la strage del Golan e dopo il raid israeliano che ieri sera ha colpito l’ultimo piano di un edificio alla periferia sud di Beirut, nota per essere una delle roccaforti dí Hezbollah.
L’obiettivo era il Consiglio della Shura di Hezbollah, oltre che la sala operativa del braccio militare del partito di Dio e delle Guardie rivoluzionarie iraniane, Fuad Shukr, n. 2 delle milizie di Hassan Nasrallah.
Secondo Hezbollah, Israele ha fallito ma altre fonti riferiscono della sua morte. Nonostante il suo destino resti sconosciuto, Israele con questo attacco avrebbe pareggiato i conti, non ha alcuna intenzione di iniziare una guerra più ampia con il braccio armato del Partito di Dio, tantomeno un conflitto regionale.
Ma la tensione resta alta: Hezbollah ha già respinto gli appelli della diplomazia internazionale ad evitare una risposta all’attacco israeliano, dunque una rappresaglia è più che probabile anche se non è chiaro se la milizia libanese abbia intenzione di superare altre linee rosse: se lo facesse potrebbe scatenare la reazione di Israele col rischio che l’attrito fra le parti si trasformi in guerra aperta.
1/8/2024
Dopo l’uccisione a Teheran del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, l’attenzione è sulle reazioni nel mondo.
Israele non ha rivendicato pubblicamente l’omicidio, ma il premier Netanyahu rivolgendosi alla Nazione ha detto: “Stiamo combattendo l’asse del Male iraniano in quella che è una guerra per l’esistenza dello Stato ebraico. L’asse ha tre armi: Hamas, gli Houti e Hezbollah”.
Gli Stati Uniti, tramite il segretario di Stato Antony Blinken, hanno fatto sapere di non essere stati né informati né coinvolti. Sono al fianco di Israele, sperando di non doverlo dimostrare.
L’Italia, attraverso il ministro degli Esteri Tajani, lancia un appello alla moderazione: “Siamo sul filo del rasoio”. La Farnesina si è messa anche a disposizione dei connazionali che si trovano in Libano qualora volessero lasciare il Paese.
Russia, Cina e Turchia, unitamente ai Paesi arabi, condannano l’assassinio politico “assolutamente inaccettabile”. Nello stesso tempo, però, si esprime preoccupazione per la crescente instabilità nella regione e si chiede moderazione.
L’Iran ha chiamato nuova vendetta: “Il regime sionista affronterà una dura punizione”, ha affermato la guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei.
2/8/2024
Maxi scambio di prigionieri fra Stati Uniti e Russia, subito strumentalizzato dalla campagna elettorale americana. Il presidente Biden li accoglie con la sua vice e probabile candidata democratica Harris: “Impresa diplomatica”. L’avversario repubblicano Trump attacca: “Scambio sfavorevole per gli USA”.
In ogni caso, bando agli eccessi di ottimismo: lo scambio di detenuti è una pratica comune e non cambia nella sostanza i rapporti fra gli attori coinvolti. Il portavoce del presidente Putin, Dmitri Peskov, ha infatti esplicitato che lo scambio con i Paesi occidentali e i negoziati per mettere fine alla guerra tra Russia e Ucraina sono questioni “completamente diverse”.
Rimane caldo e aperto anche lo scenario sul Medioriente: in Qatar la sepoltura del leader assassinato Haniyeh. Intanto l’esercito israeliano è pronto alla difesa, ma anche all’attacco. Per gli Stati Uniti, l’Iran attaccherà Israele nei prossimi giorni.
Oggi è il 44esimo anniversario della Strage di Bologna, nella quale – a causa di una bomba nella sala d’attesa della stazione – morirono 85 persone e oltre 200 rimasero ferite. Il capo dello Stato Mattarella: “Ferita insanabile, fu uno degli eventi più tragici nella nostra storia repubblicana”.
Nel frattempo, forti disagi per chi si sposta in treno (sia per lavoro che per vacanza): a causa dei cantieri ferroviari aperti, diverse linee – soprattutto dell’Alta Velocità – andranno a rilento e diverse corse sono state sospese: polemiche contro il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.
Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)