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Il Regno Unito parteciperà il 23 Maggio alle elezioni europee, malgrado i quasi tre anni trascorsi dal referendum che aveva decretato la Brexit il 23 Giugno 2016.
L’epilogo, ampiamente scontato e che tuttavia la premier britannica Theresa May si ostinava fino a pochi giorni fa a sperare d’evitare, ha ricevuto il crisma dell’ufficialità da David Lidington, numero due del governo Tory e coordinatore dei negoziati con l’opposizione laburista di Jeremy Corbyn, alla ricerca di un accordo di compromesso sui termini del divorzio da Bruxelles in grado di strappare quella ratifica di Westminster che finora l’esecutivo è risultato incapace di portare a casa.
Lidington ha sottolineato che l’intesa con il Labour resta possibile, tuttavia ha ammesso che – “dato il poco tempo rimasto” – è ormai “malauguratamente impossibile portare a compimento la procedura legale” dell’uscita dall’Unione europea “prima delle elezioni europee”, anche laddove la quadratura del cerchio su una “Soft Brexit” – che il vertice laburista vuole ancorare alla permanenza definitiva di Londra nell’unione doganale – fosse trovata nei prossimi giorni.
Nel contempo il vicepremier ha ribadito che l’obiettivo del governo rimane quello di rendere il rinvio “il più breve possibile”, attraverso l’impegno a “raddoppiare gli sforzi” del dialogo con l’opposizione e di non arrivare a utilizzare l’intera proroga concessa dal Consiglio europeo (dal 29 Marzo al 31 Ottobre): l’indicazione diventa ora quella del “2 Luglio”, nelle speranze di Lidington, che consentirebbe se non altro di chiudere i giochi prima che l’Europarlamento s’insedi.
Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)