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L’ex presidente catalano Carles Puigdemont e i suoi quattro ex ministri si sono presentati domenica mattina in un commissariato della polizia federale belga di Rue Royal 202, a Bruxelles, e non in Procura dov’erano attesi. Sono stati subito rilasciati dietro cauzione, poiché il giudice belga si è rifiutato di eseguire il mandato di arresto europeo a loro carico.
La palla è passata al giudice istruttore, il quale lunedì mattina ha deciso che Puigdemont e i suoi ex ministri non potranno lasciare il Belgio, ma non andranno in carcere: i “ribelli” catalani resteranno in libertà vigilata. Diverse le misure cautelari adottate: l’obbligo di restare nel Paese, con il conseguente ritiro del passaporto, quello di rimanere a disposizione del giudice e di comunicare il domicilio.
I prossimi sviluppi del caso Catalogna
Il caso sarà portato davanti alla Camera di giudizio preliminare della Corte di primo grado, che entro 15 giorni deve decidere la data dell’arresto, se riterrà che il mandato europeo dovrà essere eseguito. Se una delle parti coinvolte – gli indiziati o la Procura – non dovesse accettare la decisione della Camera di giudizio preliminare della Corte di primo grado, questa potrà presentare ricorso alla Corte di Appello, che a sua volta dovrà decidere entro 15 giorni. È possibile un ulteriore livello di ricorso, presentando istanza avanti la Corte di Cassazione, sempre nel caso in cui una delle parti non dovesse concordare con la decisione della Corte d’Appello. Anche la Cassazione, tribunale di ultima istanza, dovrà decidere entro 15 giorni.
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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)