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Dopo l’affossamento dell’accordo raggiunto con l’Unione europea e la fiducia riconfermata a Theresa May, il 21 Gennaio la premier britannica ha presentato alla Camera dei Comuni il suo “Piano B” sulla Brexit.
Confermate le “linee rosse” dell’accordo
In realtà, le differenze con il “Piano A” bocciato dal Parlamento sono minime. Dopo alcuni giorni di negoziati con tutti i partiti (eccetto il Labour Party di Jeremy Corbyn che pretendeva l’esclusione preventiva del “No Deal”, “nessun accordo”), May è tornata in aula con un pugno di mosche in mano. Le sue “linee rosse” sono rimaste le stesse, e cioè: il suo piano “è l’unica soluzione contro il No Deal”, il no a un rinvio della scadenza del 29 Marzo e il no a un secondo referendum. Così come May ha reiterato la necessità di nuove concessioni e rassicurazioni dall’Europa sul backstop, cioè il regime speciale previsto per l’Irlanda del Nord (che rimarrebbe in una sorta di mercato unico europeo con l’UE) per preservare la fluidità del confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda.
Il 29 Gennaio testo passa al Parlamento
L’unica novità di rilievo di May è questa: la settimana prossima, il 29 Gennaio, darà il suo accordo in pasto al Parlamento, che potrà emendarlo con sue mozioni. Se riusciranno a trovare una quadra, la premier tornerà in Europa con un piano che, potenzialmente, avrebbe un ok di varie maggioranze su tutti i suoi punti: il problema, però, è che, se anche dovesse accadere una cosa del genere, non è detto che ciò si traduca automaticamente in una maggioranza parlamentare pronta a approvare il testo nel suo insieme.
Se, al contrario, il Parlamento non trovasse un accordo su niente neanche in questo modo, May tornerà in Europa a richiedere “necessarie concessioni” sul suo accordo Brexit, mentre in patria tornerà a dire che il suo è l’unico accordo possibile. Insomma, si riproporrà l’aut-aut (“o il mio piano o la catastrofe”), strategia che per la premier può portare ancora qualche frutto.
La cancellazione della tassa di 65 sterline per cittadini UE
L’altra piccola sorpresa è stato l’annuncio di May riguardo alla cancellazione della tassa da 65 sterline per i cittadini europei che vogliono fare domanda per restare in Regno Unito dopo la Brexit. Un gesto distensivo nei confronti dell’Europa (che costerà all’erario britannico circa 200 milioni di sterline).
Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)