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Il pubblico si è abituato al fatto che tutto, ma davvero tutto, deve essere pubblico. Il che è giusto sino a un certo punto. Alcuni progetti devono rimanere segreti, almeno sino a che è essenziale alla loro riuscita (che può essere virtuosa). Ma la perdita della privatezza è stata elevata a principio etico e tutti sentono il bisogno che tutto venga detto, sempre, in ogni caso. E allora di che ci lamentiamo? Se la perdita della privatezza è arrivata nelle latebre del DNA, non può che trionfare sempre e ovunque. Che ci piaccia o no.
Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)