La Cina censura “Ritorno al Bosco dei 100 Acri”: l’orsetto Winnie the Pooh è simbolo di dissenso politico

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Nella Repubblica Popolare Cinese è stata vietata la distribuzione nelle sale dell’ultimo film con Winnie the Pooh, poiché in Cina è diventato – suo malgrado – un simbolo di dissenso politico. Tutti i cinema cinesi hanno censurato “Christopher Robin”, in Italia “Ritorno al Bosco dei 100 Acri”. Il motivo, non ufficiale, è che la figura del popolare orsetto è stato usata in passato dagli oppositori del presidente Xi Jinping per deriderlo, sottintendendo non solo un’affinità di tipo fisico: Winnie the Pooh è difatti caratterizzato da grande ingenuità e scarsa intelligenza. Tale paragone non venne visto bene e quindi il povero orsetto venne censurato e la sua immagine vietata ovunque in Cina.

Nel 2013 la foto del leader in California con l’allora presidente Barack Obama era stata messa affiancata sui social media con un’immagine di Winnie e del suo amichetto “Tigger” (“Tigro”). Un anno dopo, una stretta di mano tra Xi e il premier giapponese Shinzo Abe era stata abbinata a Winnie che stringe lo zoccolo del malinconico e pensieroso asinello “Eeyore” (in italiano “Ih-Oh”), altro personaggio di punta del cartone animato. Nel 2015 il portale di analisi politica Global Risk Insights ha coronato una foto di Xi in piedi che svetta dal tettuccio aperto di un’auto ad una parata militare insieme a Winnie come “l’immagine più censurata dell’anno in Cina”.

Il divieto di distribuzione sarebbe dovuto a questo, anche se non sono state apportate motivazioni dalla commissione che si occupa di controllare le opere che circolano nei cinema cinesi. Per Disney significa un duro colpo economico, dato che negli ultimi tempi i guadagni legati alla distribuzione dei film in Cina stanno aumentando, rendendo la Cina uno dei mercati più ambiti dall’industria cinematografica occidentale.

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)